C’è un’applicazione di cui parlano tutti: si tratta di Immuni, l’app per il contact tracing degli infetti da Covid-19.
Dopo essere stata scelta tra ben 319 proposte arrivate dai vai sviluppatori in seguito alla richiesta stessa del Governo Italiano, è stata sviluppata dalla società milanese Bending Spoons ed è un progetto tutto italiano, seppur parzialmente compatibile con app analoghe che verranno usate in altri Stati membri della UE.
Il suo utilizzo sarà consigliato ma non obbligatorio e arriverà, salvo proroghe, a maggio così come indicato anche nell’allegato 10 dell’ultimo Dpcm del 26 aprile.
Sul piano prettamente tecnologico, l’app sfrutterà il framework reso disponibile da Google e Apple, ispirato al protocollo DP-3T di tipo “decentralizzato”, che fa capo all’Ecole polytechnique fédérale de Lausanne, Svizzera.
Come funziona il contact tracing?
L’obiettivo è tracciare i contatti di un soggetto infetto, affinché le persone con cui entra in contatto restino a casa e non infettino, eventualmente, altre persone. La tecnologia rende facile, economico e automatico questo processo di tracciamento: ogni dispositivo dotato dell’app genera un proprio ID, un codice identificativo temporaneo, che varia spesso, anonimo e che viene scambiato tramite Bluetooth con i dispositivi vicini. I cellulari conservano in memoria gli ID degli altri cellulari contattati e i metadati, come durata dell’incontro tra i dispositivi, forza del segnale percepito.
Un tracciamento del genere permette di sapere con buona precisione a che distanza un soggetto infetto ha avuto contatti con altri, quando è successo, quante volte è successo e se per poco o per molto tempo. Quello che non è possibile sapere tramite il contact tracing con Bluetooth è la posizione.
Tutti questi dati sono crittografati e per ciascun contatto, l’app stabilisce un rischio contagio grazie a questi dati, con un algoritmo in via di affinamento.
A intervalli di tempo, i cellulari scaricano da un server gli ID dei cellulari di chi è risultato positivo a un tampone. Se l’app ritrova questo ID all’interno della propria memoria con un livello di rischio giudicato sufficiente, fa apparire una notifica con un messaggio pre-impostato, a cura dell’autorità sanitaria.
Per l’utilizzo dell’app, l’utente dovrà installare anche gli aggiornamenti dei sistemi Android e iPhone che abilitano l’uso del framework, senza il quale l’app non funziona. Dal canto loro, il lavoro di Apple, Google e degli sviluppatori delle app basate su questo framework si concentra sulla riduzione dei falsi positivi, affinando l’algoritmo predittivo perché si comprenda quale sia la distanza tra i due dispositivi Bluetooth in base all’intensità del segnale di quest’ultimo.
Resta ancora aperto, invece, il dibattito più importante per il funzionamento complessivo del contact tracing: dopo aver ricevuto la notifica, l’utente avrà diritto a chiedere e ottenere un tampone? Il traguardo di maggio (o forse i primi di giugno) sarà segnato se si supererà presto l’impasse di queste decisioni, con un decreto legge a sancire poi la legittimità del contact tracing, come chiesto dal Garante Privacy.