Tim Berners-Lee – il padre del World Wide Web – ha deciso di rinunciare a milioni che avrebbe potuto guadagnare dalla sua invenzione: più di trent’anni fa ci ha permesso di poter accedere al web, di saltare da una pagina all’altra attraverso ai link, di navigare liberi in quel ricchissimo mondo virtuale che si sarebbe poi creato. Ora il codice sorgente del web viene messo all’asta sotto forma di NFT, ovvero di «token non fungibile», grazie ai quali è possibile acquisire i diritti di un artefatto digitale.
Va all’asta il web
L’asta segue quella di altre pietre miliari della storia (digitale) recente. E’ stato già venduto come NFT il primo tweet della storia dal fondatore stesso di Twitter, Jack Dorsey. Ma anche il Nyan Cat, la famosissima Gif del gatto arcobaleno e la foto del meme Disaster Girl, tra i più utilizzati online negli ultimi anni. Il sito Cryptoart calcola che sono già stati spesi 650 milioni di dollari in ethereum per l’arte digitale. Ora viene addirittura messo all’asta – simbolicamente – il web stesso. Quel codice che ne ha dato la luce e che non è mai stato brevettato: è stato reso pubblico gratuitamente dal dominio pubblico del Cern.
L’asta si terrà nella nota casa Sotheby’s tra il 23 e il 30 giugno e sii parte da mille dollari. Berners-Lee ha ideato il web in un memo che risale al 1989, ma non è riuscito a completare il codice fino a settembre del 1990. All’asta andranno il file originali del World Wide Web, un’animazione di 30 minuti e un poster digitale del codice, insieme a una lettera che spiega il background dell’invenzione.
Ci sono analogie tra il codice sorgente e la filosofia che sta dietro agli NFT, che si basano sulla blockchain, una rete decentralizzata e libera, che restituisce il potere agli utenti singoli sulla propria presenza online. Per Berners-Lee il web doveva essere una raccolta di pagine che venivano linkate le une con le altre. Un mare di informazione democratico, privo della dominazione di pochi giganti.
Fonte il corriere.it